Le Piante pt. 6 - Tatto, udito e altri sensi
- D. e M.
- 10 giu 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 1 lug 2020
Bisogna ammettere che le piante carnivore hanno un certo fascino: così accattivanti, con i loro colori sgargianti, eppure trappole mortali per i poveri insetti attratti da quelle che sembrerebbero delle innocue piante.
In effetti, da quando Darwin scrisse il primo trattato sulle piante insettivore (il termine «carnivore» fu coniato solo nel 1942, da Francis Ernest Lloyd), sono entrate sempre più nella cultura popolare: dai miti di fine ‘800 sulle piante mangia-uomini, fino a film come La piccola bottega degli orrori (1960) o il più recente L'era glaciale 3 (2009).
Delle carnivore avevamo già parlato nello scorso post, per dimostrare che anche le piante percepiscono i gusti; tuttavia, con i loro movimenti ci dimostrano di possedere non soltanto il senso del gusto, ma anche quello del tatto. Una Dionea chiude le foglie per intrappolare un insetto solo quando l’insetto effettivamente c’è, o comunque solo quando le sue foglie vengono toccate.
Un altro caso che dimostra in maniera chiara che una pianta percepisce quando viene toccata è dato dalla Mimosa pudica. Questa bellissima mimosa, dai fiori vaporosi color violetto, ha una caratteristica sorprendente: quando viene toccata chiude le foglie, un po’ come se si vergognasse, come suggerisce il nome stesso.

(credit: Wikipedia)
Non si sa con certezza il perché la Mimosa compia questo movimento, ma non è un riflesso condizionato: infatti non succede nulla se viene toccata dall'acqua o scossa dal vento.
Appare chiaro che le piante sanno di venir toccate; ci si potrebbe dunque chiedere se loro stesse possono toccare consapevolmente gli oggetti. La risposta, come avrete intuito, è un deciso sì. Le prove sono molte e riguardano non solo la parte aerea della pianta, ma anche quella sotterranea.
Quando la punta di una radice, chiamata apice radicale, incontra un ostacolo, ad esempio un sasso, non ci va stupidamente contro, per poi rimanere bloccata. Al contrario lo studia, lo tasta e, una volta capito com’è fatto, si muove di conseguenza, crescendo lungo la direzione migliore. Questo è un po’ l’opposto rispetto a ciò che fanno i viticci delle piante rampicanti: si muovono nello spazio libero in cerca di un sostegno e, una volta trovato, vi si arricciano in pochi secondi.

(credit: Wikipedia)
I viticci sono strutture con funzione di sostegno che permettono a piante sottili di sostenersi e portare un carico maggiore di quello che gli permetterebbe il loro esile fusto.
Come ormai abbiamo appreso, nei vegetali il senso del tatto, come tutti gli altri sensi, è distribuito e non legato ad un specifico organo. In particolare, il tatto funziona attraverso dei «canali meccano-sensibili», cioè piccoli organi, distribuiti lungo tutta la pianta, che si attivano ogni volta che toccano qualcosa o che vengono raggiunti da vibrazioni.
Poiché il suono è una vibrazione, che si propaga ad esempio nell’aria o nella terra, questi stessi canali fungono nelle piante da minuscole orecchie. Determinare i suoni attraverso le vibrazioni dell’aria o del terreno è esattamente ciò che fanno anche i serpenti o tutti gli animali sprovvisti di orecchie.
Che la musica influenzi la crescita delle piante è risaputo da tutti coloro che fanno ascoltare musica classica alle loro piantagioni. È infatti diffusa la credenza che facendo ascoltare questo tipo di musica alle piante, queste crescano più in fretta, più forti e più vigorose. In realtà, ciò che influenza la crescita delle piante sono alcune specifiche frequenze e non il genere di musica. Alcune frequenze basse, nell’intervallo 100-500 Hz, hanno effetti benefici sulla pianta, come la germinazione dei semi o l’allungamento delle radici. Certe altre frequenze, invece, sembrano avere l’effetto opposto.
Non si sa ancora bene perché la crescita di una pianta venga influenzata da specifiche frequenze. Quello che si sa, però, è che la direzione di crescita delle radici viene modificata dalla musica; infatti le radici si avvicinano o si allontanano dalla sorgente sonora in base alla frequenza. Inoltre, si è scoperto di recente che le radici stesse producono dei suoni, come dei «click»; questi rumori potrebbero essere il modo che hanno le radici di comunicare tra di loro, ma per ora è solo una supposizione, per quanto affascinante.
In questi post abbiamo studiato i cinque sensi a noi familiari nelle piante, andando di volta in volta a capire come non ci sia bisogno di organi unici e specifici per svolgere un determinato compito. Le piante però non si fermano a cinque miseri sensi; infatti possiedono numerose altre capacità, come trovare sorgenti d’acqua molto distanti misurando l’umidità del terreno, o riconoscere un elevato numero di composti chimici, sia benefici che nocivi, presenti sia nel terreno che nell’aria. Tutte abilità che noi, purtroppo, non abbiamo innate.
Per approfondire:
Libro Le piante insettivore
Fonti:
Articolo Cinque affascinanti piante carnivore
Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale / Stefano Mancuso e Alessandra Viola / Giunti
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