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Le Piante pt. 3 - Vista

  • Immagine del redattore: D. e M.
    D. e M.
  • 8 apr 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 26 mag 2020


Nel primo post abbiamo accennato alla nostra concezione delle piante: spesso le consideriamo esseri statici, passivi rispetto all’ambiente. Proviamo ora ad immaginare qualcuno che sia cieco, sordo, muto, privo del senso del gusto e del tatto. Sfortunatamente, a volte capita che nascano bambini debilitati in uno o più sensi e, nei casi più gravi, la loro stessa sopravvivenza è messa a repentaglio; necessitano di cure e attenzioni particolari per poter sopravvivere.


Tenendo a mente ciò, è ingenuo pensare che le piante possano sopravvivere senza scoprire e conoscere, attraverso i vari sensi, il mondo che le circonda. Il fatto che non abbiano organi specifici, come occhi o orecchie - vedi Esseri modulari - non vuol dire che non possano vedere e udire; semplicemente lo fanno in maniera diversa da noi. In questo post andremo a scoprire uno dei sensi che probabilmente più dovremmo associare alle piante: la vista.


Le piante non hanno occhi; su questo non ci sono obiezioni. È sufficiente ragionare un attimo però per capire che le piante, esseri che basano la propria sopravvivenza sulla fotosintesi, debbano essere in grado di percepire stimoli luminosi. Il girasole, ad esempio, segue il corso del Sole, dimostrando così di essere in grado di distinguere un sorgente luminosa. Se ancora non ne siete convinti e non avete voglia di andare a verificare in un campo di girasoli, basta posizionare una piantina vicino ad una finestra: in breve si vedranno le foglie orientarsi verso la luce, così da riceverne in maggiore quantità. Questo movimento è chiamato fototropismo, dal greco phós, luce, e trépestai, muoversi.


 

(credit: Leganerd)

In realtà, non tutti i girasoli seguono il corso del Sole, ma solo le piante giovani; terminata la fase di sviluppo, il fiore resta fisso verso Est.

 

Il fototropismo agisce attraverso dei fotorecettori, presenti all’interno delle foglie, che riescono a distinguere non solo la luce dall’ombra, ma anche la qualità della luce, determinata in base alla lunghezza d’onda dei raggi luminosi. Senza entrare troppo nei dettagli, ricordiamo che la lunghezza d’onda della luce è ciò che noi percepiamo come colore. Non stiamo dicendo che le piante riescano a vedere i colori, essendo un’elaborazione del nostro cervello, ma che, come noi vediamo vari colori, loro riescono a distinguere i vari tipi di luce.


I fotorecettori, come abbiamo accennato, sono presenti nelle foglie, ma non solo lì. Sono presenti, in minore quantità, anche nei germogli, nel legno «verde» e, curiosamente, anche nelle radici. Al contrario di ciò che accade per le foglie, se esponiamo le radici alla luce, esse tenderanno a ritrarsi, cercando l’ombra (movimento chiamato fototropismo negativo).


 

(credit: NASA)

Fino a qualche anno fa si pensava che la crescita delle radici fosse determinata principalmente dalla gravità. Esperimenti in microgravità hanno però dimostrato che in queste condizioni le radici crescono in maniera sostanzialmente simile a come crescono sulla Terra. Si stanno quindi studiando altri fenomeni che potrebbero condizionare la crescita delle radici, come il fototropismo negativo o l'aptotropismo (risposta a stimoli tattili).

 

Tutti questi movimenti costano energia alla pianta: spende energia per ritrarre le radici e ne spende per muovere le foglie. In ogni istante la pianta è chiamata a prendere una decisione cruciale: crescere velocemente in direzione della luce, superando in altezza le piante vicine, o risparmiare energia? La crescita porta sicuramente i maggiori benefici, ma anche i maggiori costi. In caso di fallimento, come qualora la pianta vicina sia più forte e più alta, lo sforzo della crescita potrebbe essere addirittura fatale. Questo calcolo dei rischi e benefici è sicuramente sintomo di una forma di intelligenza che, come vedremo in un futuro articolo, non è così inusuale per la pianta.


Concludiamo questo post dedicato alla vista con una teoria affascinante. Nel secolo scorso, il botanico austriaco Gottlieb Haberlandt ipotizzò che le piante potessero utilizzare le cellule epidermiche come lenti, in maniera simile a come noi usiamo cornea e cristallino. Questo permetterebbe loro non solo di distinguere la luce dall’ombra, ma anche i contorni e i colori degli oggetti. Sebbene questa teoria non sia mai stata confermata sperimentalmente, c’è la possibilità che si riesca a fare luce sull’argomento attraverso una pianta molto particolare, come vedremo nel prossimo post.


 

Per approfondire:


Libro L’incredibile viaggio delle piante



Fonti:


Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale / Stefano Mancuso e Alessandra Viola / Giunti


Plant Revolution. Le piante hanno già inventato il nostro futuro / Stefano Mancuso / Giunti



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